lunedì 28 aprile 2008

CAPITOLO VI: La discussione moderna sull'Inferno

Presupposti da parte dal Magistero
Una prima fila di testi del Magistero riguarda il "fondamento" antropologico della condanna eterna: Chi entra nell'inferno? Colui che muore con il peccato mortale discende subito all'inferno. Specialmente importante è la "Benedictus Deus" (DH 1000-02).
Il sinodo di Costantinopoli sottolinea l'eternità delle pene. Innocenzo II distingue due pene: la "poena damni", la mancanza della visione di Dio come conseguenza del peccato originale, e la "poena sensus", la pena positiva per il peccato attuale mortale (il "fuoco")(DH 780).
Queste dottrine sono spiegate o indicate anche nei documenti più recenti del Magistero: Lumen gentium 48 (pena eterna), la professione di fede di Paolo VI, la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1979 e il CCC (nn. 1033-37).

L'attacco dell'illuminismo contro l'Inferno
Nell'illuminismo troviamo una forte tendenza deista che nega l'intervento di Dio in questo mondo. Ne risulta la negazione del mondo soprannaturale, anzitutto della realtà della grazia che ci fa partecipare alla vita divina. La negazione delle realtà sopranaturali si unisce all'accento sulla bontà dell'uomo in tal modo che si dimentica il peccato originale. Da questo "terreno" proviene il protestantesimo liberale del sec. XIX, specialmente nel personaggio di Schleiermacher: l'inferno sarebbe contrario all'amore divino.

La posizione di Karl Barth
Secondo Barth, Dio opera tutto nell'ambito della salvezza (solus Deus, sola gratia); ne proviene come conseguenza logica la redenzione effettiva di tutti. Il giudizio di Dio succede in modo vicario su Gesù Cristo che appare come "l'unico condannato" (è ovvio il legame con la tesi calvinista che Gesù sarebbe stato alla croce nello stato del peccato abituale).
Barth non vuole insegnare l'apocatastasi (ma soltanto sperarla). Per indicare la posizione di Barth, si può citare: "Chi non crede l'apocatastasi, è un bue; ma chi l'insegna, è un asino" (1). La conseguenza logica di questa proposta sarebbe credere qualcosa senza poter insegnarlo ...

Altre dottrine critiche verso la dottrina tradizionale
1) Specialmente nel protestantesimo si presuppone spesso un "canone nel canone": una tesi centrale nella Scrittura che sarebbe contro altre tesi meno centrali. P. es. "l'amore di Dio" viene contrapposto alla dannazione. Anche la tesi di due file di testi nella Scrittura (vedi sopra) appartiene a questo modello.
2) Per evitare una pena eterna, si può proporre un annientamento degli empi. Così nella gnosi (la sorte dei "psichici"), presso Arnobio e le omelie pseudo-clementine (s. IV), presso non pochi protestanti liberali, i testimoni di Geova e altre sette (2).
3) La "speranza nella salvezza di tutti" nel senso che si deve o può sperare che infatti nessuna persona sarà condannata. Secondo Henri Crouzel (3), già Origene non diceva in senso positivo che non ci saranno dei dannati, ma lo "sperava". Come argomento, si dice fra l'altro che la Chiesa prega per tutti. Un altro argomento indica il fatto che la Chiesa non ha espresso nessuna "canonizzazione d'essere nell'inferno". Persino per Giuda, il fatto della dannazione non sarebbe sicuro.
La Chiesa infatti prega che tutti si possano salvare ed evitare la dannazione. Ma questa preghiera riguarda "la conversione di tutti gli uomini che vivono" (4), non una conversione dopo la morte. È veramente così che tutti i peccatori gravi si convertono prima della morte?
Possiamo sperare anche per gli altri; ma il nostro amore e la nostra preghiera non sostituiscono la conversione personale come presupposto della grazia. Non esiste nessun automatismo della salvezza. La speranza ha come fondamento il contenuto della fede; ma la fede non dice che tutti infatti si salveranno.
Una "canonizzazione all'inferno" non è possibile, perché la Chiesa non conosce lo stato interno dei cuori umani. Questa è una prerogativa divina. Una beatificazione succede soltanto dopo la riconoscenza di almeno un vero miracolo e presuppone dunque l'intervento diretto di Dio. Una canonizzazione "negativa" sarebbe possibile se Dio facesse dei miracoli negativi a causa dell'intercessione dei condannati - un'idea che non pare molto illuminata.
Questo fatto non esclude che delle persone con carismi speciali hanno visto la perdizione eterna di persone concrete (p. es. la beata Anna Maria Taigi nel secolo scorso o i veggenti di Medjugorje oggi) (5). Fu approvato dalla Chiesa il messaggio profetico di Fatima di cui il "primo mistero" riguarda la perdizione di una massa grande di persone. Questo messaggio deve provocare la conversione e gli impegni per guadagnare degli uomini per l'eterna salvezza.
Riguardo a Giuda, si può vedere il "dossier" neotestamentario (6).
4) Vicina alla tesi indicata sulla "speranza per la salvezza di tutti" è una "parola ganci" che si chiama la "possibilità reale". L'inferno sarebbe soltanto una "possibilità reale", e forse nessuno sarebbe condannato.
Questa teoria tende ad introdurre una mitologia: un inferno vuoto senza persone condannate. Questo non ha senso se si sottolinea la dimensione personale delle "ultime cose". L'inferno vale a dire: "essere condannato per sempre". Questo stato realmente non esiste senza "portatori" concreti di questo stato.
Una risposta sistematica non può soltanto rispondere alle obiezioni, ma deve vedere il contesto intero della dottrina sull'inferno.


1) BREID 110-112 (Scheffczyk). La citazione non è di Barth, ma riassume la sua posizione.
2) POZO (1990) 417s.
3) CROUZEL, H., Origène, Paris 1985; idem, L'escatologie d'Origène, op. cit.
4) COMMISSIONE TEOLOGIA INTERNAZIONALE 491.
5) Cf. HOLBÖCK, Fegfeuer, op. cit., 132; BESSIERES, A., La bienheureuse Anna-Maria Taigi ...; td.: Anna Maria Taigi. Seherin und Prophetin, Christiana: CH-Stein am Rhein 31984, 163.
6) Mc 14,21 parr.; Atti 1,25; Gv 13,18; 17,12. Per l'ultimo brano, Rudolf SCHNACKENBURG afferma (Das Johannesevangelium III, Freiburg 31979, 207 [*it.: Il vangelo secondo Giovanni]): "L'espressione 'il figlio della perdizione' è un'espressione estremamente forte che indica la condanna, l'esclusione dalla salvezza".