lunedì 28 aprile 2008

CAPITOLO II: L'Antico Testamento e l'Inferno

Lo sviluppo veterotestamentario riguardo all'inferno si riassume in quattro tappe:
1) Dapprima l'israelita aspetta una retribuzione durante questa vita. Come esempio tipico possiamo prendere il Salmo 37: "Ho visto l'empio trionfante ergersi come cedro rigoglioso; sono passato e più non c'era, l'ho cercato e più non si è trovato" (Sl 37,35s.).
Un punto interrogativo per tale concezione si presenta nel libro di Giobbe: proprio nella vita del giusto capitano tanti guai che si possono risolvere soltanto nella sapienza divina la quale oltrepassa l'orizzonte umano.
2) Arriva un nuovo elemento, quando gli scritti sacri fanno un accenno a strati diversi nello sheol: l'empio va nella parte più profonda degli inferi. La satira di Isaia contro il re di Babilonia, morto nella guerra, afferma p. es.: "... sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso!" (Is 14,15; cfr. Ez 32,22-24) (1).
3) In scritti più vicini al NT, si fa riferimento alla dannazione eterna. Possiamo indicare qui il libro della Sapienza (4,18-5,14) e soprattutto Daniele: "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna" (Dan 12,2).
4) Le immagini del "fuoco" e del "verme" risalgano al libro di Isaia. Avendo indicato "i nuovi cieli e la nuova terra" con la sorte felice dei salvati, si parla anche della condanna:
"Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati contro di me; poiché il loro verme non morirà, il loro fuoco non si spegnerà e saranno un abominio per tutti".
I salvati, uscendo dalla città santa, vedranno nella valle di Ge-Ben-Innom o Ge-Hinnom (in greco: "Geenna") i cadaveri di coloro che si sono opposti a Dio. Non si tratta ancora di una chiara testimonianza per la condanna eterna, perché vengono descritti dei cadaveri senza vita.
La valle di Hinnom (2) compare nell'AT come luogo del culto di Moloch (3). Geremia profetizza che si chiamerà "valle della Strage", perché diventerà il teatro dell'ira divina: il numero dei cadaveri sarà così grande che verranno messi anche nel santuario di Moloch, nel Tofet (che si trovava in quella valle). Ma anche lì non rimarranno, perché serviranno come letame sulla terra (4).
Più tardi - come nel libro etiopico di Enoc - si mescolano i simbolismi dello sheol (in quanto luogo di pena per i dannati) e della geenna che viene caratterizzata da "tenebre" e da "vermi" (5). "Geenna" si distacca poi dalla sua collocazione geografica e indica il luogo di "fuoco" quale punizione eterna.

1) Sui punti 1-2, vedi anche POZO (1990) 398-402.
2) "Hinnom", un nome personale, significa probabilmente "gemito": POZO (1990) 403.
3) 2 Re 23,10: "Gioia [re pio di Giuda] profanò il Tofet, che si trovava nella valle di Ben-Hinnòn, perché nessuno vi facesse passare ancora il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco in onore di Moloch". Cf. Ger 7,31; 32,35.
4) Ger 7,30-8,3.
5) Libro etiop. di Enoc 46,3; 63,6; 108,14.